Blog dello scrittore Gianluca Zanoni. Si parla dei suoi romanzi, MIE PER SEMPRE, BIANCA e RAGE, delle opere in scrittura e in generale di libri da leggere, emozioni da condividere e passione per i romanzi.
Ottieni link
Facebook
X
Pinterest
Email
Altre app
Un altro gradito riconoscimento per il mio racconto L'INFINITO ORIZZONTE DEL TEMPO.
Menzione d'onore al Premio Letterario Nazionale "ENRICO RATTI".
Ottieni link
Facebook
X
Pinterest
Email
Altre app
Commenti
Post popolari in questo blog
Non capita tutti i giorni di ricevere un premio da una presidente che è stata candidata al Nobel per la letteratura. Sono davvero onorato che il mio racconto L'INFINITO ORIZZONTE DEL TEMPO abbia ricevuto la Menzione di Merito al Premio Internazionale di Arte Letteraria Il Canto di Dafne .
MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA del Gruppo FB SCRITTORI IN GIOCO per il racconto GLI UOMINI TRITONE DELLA DOLENJSKA al contest LEGGENDE SLOVENE (che prevedeva la creazione di una leggenda ambientata in Slovenia). Di seguito il racconto. GLI UOMINI TRITONE DELLA DOLENJSKA Era maggio inoltrato, il profumo dell’erba riempiva la mia voglia di vita e coloravo i sogni coi riflessi che il sole disegnava nel fiume Krka. Seduto su un masso, cercavo riparo dalle prime delusioni degli amori adolescenziali, quando un movimento rapido attirò la mia attenzione. Sulla riva, in un punto nascosto della grande ansa che fronteggia Novo Mesto, c’era la creatura più strana che avessi mai incontrato. Era alta quanto un bambino, aveva la pelle blu, mani palmate e una lunga e robusta coda. Seguiva il volo di una libellula, ridendo di gioia. Quando i nostri sguardi si incrociarono, si tuffò in acqua scomparendo in un battibaleno. Ero spaventato, incredulo ma calmo e in pace con me stesso. La su...
Racconto settimanale in 20 righe per un contest nel Gruppo Facebook "Scrittori e Scrittrici emergenti" Tema: TUFFO La sfida stavolta è stata quella di cercare di racchiudere una storia d'azione in 2.000 battute. IL TRAMONTO E LA MIA RABBIA Il mare là sotto si fonde con le rocce, racchiudendo i miei ultimi istanti in un quadro di Pollock. Il sapore del sangue mi ricorda chi sono, il vento ulula freddo alle mie spalle e la canna della Beretta mi pizzica il collo. Chiudo gli occhi e annuso la paura: non è la mia. Le loro puttane, eccitate dalla cocaina, ridevano di me, mentre in quattro cercavano di domarmi. Dieci anni di addestramento, cinque corpi lasciati sull’asfalto in meno di dieci minuti e questi due che sulla scogliera si illudono di avermi in pugno, solamente perché sono legato. Li ho lasciati fare, per evitare che se la prendessero con le ragazze più giovani, ma ora siamo solamente noi tre, il tramonto e la mia rabbia. Mi invitano a fare un tuffo e io torno con la...
Commenti
Posta un commento